Pittore di Fede e Amore

Dott. Erel Shalit

Benjamin Shiff
Pittore di Fede e Amore

Un principio fondamentale della mia prospettiva sul viaggio attraverso la vita, come descrivo nel mio libro Il ciclo della vita, riguarda la confluenza tra fato e destino, come la scelta consapevole e le inaspettate svolte della marea fluiscono insieme. In che modo il destino predeterminato e il destino individuale convivono nella propria vita, in che modo il destino determina le proprie prospettive e in che modo l’individuo può determinare il corso delle proprie possibilità? Tutto è previsto e tutto è messo a nudo, eppure tutto è conforme alla volontà dell’uomo, dice il Talmud. Allo stesso modo, come osservava Jung, qualcosa che rimane inconscio nella psiche individuale, può manifestarsi come destino esterno. A volte, ciò che è potentemente costellato nella propria psiche, ma rimane al di sotto del livello della coscienza, può materializzarsi nella realtà fisica.
Non mi aspettavo che questo sarebbe diventato evidente nella mia ricerca di un’immagine di copertina per il libro, per il suo “volto”.Ho viaggiato lungo fiumi di tempo e attraversato continenti culturali, finendo, così sembrava, con un libro senza copertina nel mani. Poi, in un’improvvisa beatitudine, mi sono ricordato di un pittore il cui nome era sulla punta della lingua. Mentre estraevo il suo nome, Benjamin Shiff, dagli strati della mia memoria, mi tornava in mente l’equilibrio tra armonia lirica e preoccupazione pensosa, che caratterizzava il dipinto onirico che ricordavo.
Mentre tracciavo le immagini sulla tela di Shiff, i miei occhi sono caduti sul suo dipinto Life (1990). Indubbiamente, avevo trovato il Graal. Ho capito che le frustrazioni del mio viaggio non erano state vane, ma erano forse i segni della psiche lungo la strada verso l’immagine della transizione della vita. La luce soffusa della vita delle candele è in bilico contro la dolorosa inevitabilità dello spegnimento. Eppure, finché bruciano, ci sono sfumature e colori; ci sono i volti distinti dell’esistenza transitoria, e ci sono quelli dell’oscurità, nascosti nella natura lontana; c’è una malinconia lirica, così come un’armonia tesa. Il dolore della morte e dell’estinzione riflette la forza sottile e la bellezza della vita. Solo una candela spenta non si esaurirà mai. Una vita pienamente vissuta estrae la consapevolezza della sua finalità. Freud sosteneva, succintamente, che lo scopo ultimo della vita è la morte. La mortalità come limite ultimo dell’esistenza fisica, funge da contenitore della vita umana.
Nei dipinti di Benjamin Shiff, i contrasti sono sottili e gli opposti spesso si fondono in un insieme teso ma congruente. Elementi contrastanti di identità, di terreno e celeste, materia e spirito, fluttuano l’uno nell’altro, unendosi in un tutto; insieme, ma distinti, uniti, ma separati. A volte il dolore si nasconde dietro un sorriso crocifisso. Ciò che è cruciale emerge dall’interno dell’aspetto esteriore; conflitto e lotta si fondono in armonia e tranquillità. In uno dei suoi dipinti, l’amore crocifisso aleggia sulla bocca spalancata dell’angoscia. Altrove, la luce dell’innocenza e della fede ingenua si contrappone alla complessità e alla frammentazione della conoscenza.
Nell’estetica dei dipinti di Shiff, la luce e la speranza si fondono con la tristezza pensierosa. L’ordinario diventa riflessione riflessiva, in cui l’interiorità onirica trova espressione tangibile. C’è sempre qualcosa di nascosto, di segreto e di sfuggente – un enigma, che come un sogno che non capiamo, ci richiama, a cercare, a riflettere ea guardare sempre più in profondità.
Mi sono imbattuto nel dipinto Life di Benjamin Shiff nel maggio 2011, solo per sapere che è morto a marzo. Come si è scoperto, non solo vivevamo a mezz’ora di distanza, ma anche sua figlia, Orit Yaar, è un’analista junghiana. Conoscevo Orit, ma non avevo idea che fosse la figlia di Benjamin Shiff. Con la tristezza di aver perso la possibilità di incontrare Benjamin Shiff, il “triste ottimista”, nella vita, spero che il suo dipinto Life, che fornisce al Ciclo della vita il suo volto, serva da candela per onorare e riflettere sulla sua vita E lavoro.
Desidero ringraziare Shosh Shiff, che ha concesso il permesso di presentare questo profondo dipinto sulla copertina di The Cycle of Life.

Dott. Erel Shalit